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Cresce il mercato del Cloud in Italia. La digital transformation è ormai avviata e il cloud computing diventa la scelta IT più conveniente dal punto di vista tecnologico. Almeno per chi vuole innovare i processi aziendali e garantire alle aziende una rinnovata competitività.
Che il mercato del cloud italiano fosse in crescita era palese nell’ambito dell’Information Technology. Le sensazioni positive sono confermate dal report dell’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano (sito offline, fonte alternativa CorCom), che rinnova la sintesi del mercato cloud in Italia. E conferma una crescita del 19% nel 2023.
Quali sono i numeri più importanti di questa rivoluzione tecnologica? Questo articolo affronta temi fondamentali per capire la diffusione in senso ampio del cloud in Italia, nelle sue declinazioni, e quanto le aziende siano pronte a far seguito agli investimenti in termini di evoluzione e aggiornamento.
Indice dei contenuti
Quanto cresce il mercato del cloud in Italia?
I dati pubblicati dall’Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano confermano un trend positivo. Abbiamo un tasso di crescita del +19% e un valore complessivo che raggiunge i 5,51 miliardi di euro.
L’evoluzione segue l’andamento del post-pandemia da Covid 19, che ha imposto a tutte le aziende di prendere in considerazione il cloud per le proprie attività.

Non si tratta, quindi, di un fenomeno passeggero: il cloud in Italia cresce nonostante nuove incognite determinate dalla situazione geopolitica, dalla crisi energetica e dall’aumento dell’inflazione che impatta non poco su un servizio energivoro come il cloud).
Queste difficoltà non hanno scoraggiato le imprese italiane che hanno continuato a investire nella nuvola. Nello specifico c’è stato un trend positivo per i servizi infrastrutturali (IaaS), che raggiungono le quote del software (SaaS), da sempre più diffusi e utilizzati.
Gli investimenti aziendali per il cloud
Altro punto da analizzare: nel mercato del cloud in Italia, qual è la spesa sostenuta dalle aziende nell’ultimo anno? I settori cloud pubblico e ibrido – quindi in parte pubblico e in parte privato – rappresentano sempre il punto in cui si concentrano gli investimenti con una somma di 3,729 miliardi di euro spesi nel 2023 e una crescita del +24% rispetto al 2022.
“La spesa cloud italiana è rappresentata per l’87% dalle grandi imprese, ma anche nelle PMI cresce l’adozione di servizi in public cloud (+34%, per un totale di 478 milioni di euro)”.
Queste sono le considerazioni del già citato Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano. Anche il private cloud virtuale e hosted, i servizi infrastrutturali esterni, raggiunge una quota interessante nello scenario nazionale: 1,034 miliardi di euro, con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente. Un punto in meno del Data Center Automation, la modernizzazione delle infrastrutture on-premises, che tocca i 748 milioni.
IaaS raggiunge SaaS, PaaS cresce rapidamente
Il settore IaaS (Infrastructure as a service) registra l’aumento di investimenti principale con 1,511 miliardi di euro (+29% rispetto 2022) incidendo per il 41% nello scenario. Questo è importante dato che di solito è il mondo SaaS – software as a service – a dettare legge.
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Segue in termini di crescita il PaaS, Platform as a Service, che comprende tutti i servizi e le soluzioni per lo sviluppo cloud native, la migrazione / modernizzazione del software legacy e l’orchestrazione delle applicazioni. Qui si registra un +27% per 686 milioni di euro.
Infine, il SaaS, in crescita del +19%, raggiunge un valore complessivo di 1,532 miliardi di euro. Restando quindi, sempre in testa alla classifica grazie anche al fortissimo impulso avuto durante la pandemia per via dell’enorme richiesta di software disponibile da remoto.
Perché puntare nel cloud in Italia?
I dati lasciano intendere massima fiducia in questo settore. Oltre la metà delle applicazioni aziendali (per l’esattezza il 51%) oggi si posiziona nella tecnologia della nuvola.
Grazie a iniziative come quelle del PNRR, la spesa nel settore del public cloud tocca i 478 milioni di euro con +34% rispetto al 2022. Qui emergono due riflessioni fondamentali.
Le aziende hanno iniziato ad investire in maniera coraggiosa e decisa nel cloud per sostenere il proprio percorso di trasformazione digitale, iniziando a innovare e modernizzare una parte della loro infrastruttura IT o della loro offerta di servizi.
Inoltre, per la natura intrinseca dei modelli di business basati sul cloud, una volta implementato un servizio si tende a dare continuità, ed in effetti la maggior parte delle aziende che hanno intrapreso percorsi basati sul cloud, li hanno mantenuti all’interno del proprio portfolio, cercando se possibile di aumentare la portata.
Oltre il cloud: la sfida più grande per le aziende italiane
Arrivando alle note più dolenti del report sul mercato cloud in Italia pubblicato dall’Osservatorio, emerge un fatto particolarmente significativo. Anche quando ci sono stati investimenti importanti per sostenere l’avvio di strategie e progetti di migrazione in cloud delle soluzioni legacy, non sempre ritroviamo un’adeguata evoluzione.
Il 63% delle aziende definisce l’apporto del cloud in base al risparmio sui costi e non su un vero e proprio cambiamento di prospettiva. Invece di considerare il cloud come una spinta verso la digitalizzazione e l’innovazione, lo si adotta come mezzo utile per risparmiare. Inoltre, come riporta la ricerca dell’Osservatorio:
“Quasi tre quarti delle imprese italiane (74%) continua a gestire le risorse e i costi della nuvola secondo le logiche tradizionali dei sistemi on-premise”
Le aziende intervistate hanno intrapreso un percorso tecnologico in cloud, senza tuttavia affiancare una vera e propria azione evolutiva. Questa notizia non sorprenderà sicuramente coloro che hanno quotidianamente a che fare con la realtà delle PMI. Tale aspetto si accompagna ad una generale immaturità delle aziende nei confronti di temi sempre più nodali, come la sicurezza informatica e la cultura del dato. Ma anche del lavoro qualificato che chiama in causa figure come quella del cloud architect.
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Il fatto di aver trascurato degli aspetti di natura organizzativa per dare priorità a questioni operative può rivelarsi un male minore e rimediabile in maniera piuttosto semplice, a patto di intervenire prima di iniziare ad affrontare progetti di natura più complessa.
Mettere il change management nella lista dei buoni propositi è il miglior regalo che le aziende che vogliono affrontare con successo la trasformazione digitale possono farsi.
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