I dati biometrici sono sempre più utilizzati in moltissimi ambiti per garantire sicurezza e limitare l’accesso a luoghi fisici o virtuali solo a chi supera un adeguato processo di autenticazione.
Sono estremamente affidabili ma sollevano anche parecchi dubbi in merito a etica e privacy.
Cosa sono esattamente? Come vengono utilizzati?
Vediamo ogni dettaglio in questo articolo.
Indice dei contenuti
Cosa sono i dati biometrici e a cosa servono
I dati biometrici sono speciali dati personali che riguardano caratteristiche uniche e ben precise utili per identificare e autenticare in maniera univoca una persona fisica.
Nello specifico è il GDPR a fornire una definizione dettagliata, definendoli nell’art.4, par.1, n.14 “dati personali ottenuti da un trattamento tecnico specifico, relativi alle caratteristiche fisiche, fisiologiche o comportamentali di una persona fisica e che ne consentono o confermano l’identificazione univoca, quali l’immagine facciale o i dati dattiloscopici”.
Cosa sono esattamente?
Si parla di impronte digitali, dei lineamenti del viso, della tonalità della voce, della conformazione fisica di mani e piedi, delle caratteristiche dell’iride o della cornea: tutte quelle informazioni, insomma, che definiscono una persona rendendola se stessa e differente da chiunque altro.
I dati biometrici hanno un’enorme importanza perché vengono raccolti grazie a dei database che li memorizzano in un sistema per poi confrontarli con i dati rilevati successivamente.
O meglio: si acquisiscono i dati tramite appositi sensori e poi li si usano come riferimento ogni volta che si presenta una nuova impronta biometrica.
Facendo il confronto – se il riconoscimento va a buon fine – si può procedere all’autenticazione.
Questo sistema di rilevazione è possibile grazie a tecnologie hardware e software e si divide in quattro fasi:
- Nella fase di enrollment l’utente si registra e si crea l’impronta biometrica di riferimento.
- Vengono raccolti immagini e suoni relativi all’utente e si crea un template. Grazie a un algoritmo il sistema di acquisizione dati si adatta di volta in volta.
- Il template viene memorizzato per essere usato come modello di riferimento.
- Si arriva al confronto vero e proprio tra la nuova impronta e quella memorizzata nel template.
Cosa significa biometrico?
I dati biometrici identificano con precisione un individuo senza alcun margine di dubbio e garantiscono massima sicurezza nel trattamento degli stessi.
Perché vengono definiti in questo modo?
Il nome deriva dal termine biometria, che letteralmente significa vita (bìos) e misura (métron).
La biometria è infatti una scienza che studia tutte le grandezze biofisiche per individuarne i meccanismi, comprenderne il funzionamento, misurarne il valore e usarle per azionare determinati comportamenti in specifici sistemi tecnologici.
Questa disciplina, inoltre, stabilisce che ogni individuo vivente ha caratteristiche definibili come:
- Universali: tutti devono presentare tale caratteristica.
- Uniche: non possono esserci due individui con la stessa caratteristica.
- Permanenti: le caratteristiche non variano nel tempo.
- Collezionabili:le caratteristiche possono essere misurate in quantità.
I principali tipi di dati
I dati biometrici, come già anticipato, si dividono in caratteristiche fisiologiche e comportamentali.
Le prime sono ciò che riguardano il nostro corpo e tra i tratti più rilevanti troviamo l’impronta digitale, il DNA, la fisionomia del viso, la forma e le linee delle mani, il colore degli occhi, la dimensione dell’iride, la forma dei piedi e tutti quei dettagli che variano, anche se di poco, da individuo a individuo.
Le caratteristiche comportamentali, invece, sono una categoria più mutevole che comprende il tono di voce, la grafia, i movimenti e i gesti, le azioni che si compiono, l’andatura o il ritmo di battitura.
Tutti questi dati, presi nell’insieme, creano l’identikit completo di una persona, fornendo un’identità biometrica affidabile e riconoscibile.
In base all’informazione di cui si dispone, si può quindi procedere all’autenticazione in totale sicurezza, procedendo, a seconda dei casi, con:
- riconoscimento facciale: basato sull’analisi dei dati relativi al volto. È spesso utilizzato per limitare e controllare gli accessi a luoghi riservati e sotto stretta sorveglianza.
- riconoscimento vocale: si basa sul rilevamento della voce ed è molto popolare anche in contesti domestici, grazie alla diffusione di speaker e assistenti vocali presenti ormai in moltissime case.
Dati biometrici vs dati biomedici vs dati dattiloscopici
Parlando di dati biometrici può venire spontaneo pensare anche ai dati biomedici e ai dati dattiloscopici, che fanno parte di una stessa ampia famiglia e presentano caratteristiche molto simili.
Quali sono le differenze?
La biomedicina è una particolare branca della scienza medica che incorpora nella pratica clinica e nei processi patofisiologici i principi della biologia, della chimica e delle scienze naturali.
Analizza quindi le interazione molecolari comprendendone i meccanismi e le conseguenze che hanno sulla vita.
Ha una grande importanza per lo sviluppo di nuove tecniche diagnostiche e terapeutiche e rappresenta una risorsa molto preziosa sia per l’interesse pubblico che per quello privato.
La dattiloscopia, invece, è lo studio dei caratteri presentati dalle linee rilevate della cute.
Queste linee sono le creste cutanee papillari – chiamate anche dermatoglifi – e hanno una conformazione tale da risultare particolarmente evidenti ma soprattutto differenti per ogni individuo.
Le più importanti sono quelle presenti sulle piante dei piedi e sui polpastrelli delle dita delle mani (le impronte digitali) e rimangono costanti e uguali a se stesse per tutta la vita della persona.
I dati dattiloscopici giocano un ruolo chiave nell’ambito giudiziario, diventando parte fondamentale di indagini e processi.
Dati biometrici e sicurezza: quando temere rischi
Affidarsi a sistemi basati su dati biometrici è oggi è una scelta molto frequente e usata da moltissime aziende per tutelare la privacy delle proprie informazioni.
Ma è corretto affermare che questi dati sono davvero sicuri e privi di rischi?
Sicuramente il riconoscimento biometrico offre molte più garanzie rispetto ai sistemi identificativi tradizionali, che il più delle volte prevedono di mostrare dei documenti – come carta d’identità o passaporto – che si possono facilmente trafugare, modificare e contraffare.
I pericoli però esistono comunque ed è importante esserne consapevoli e sapersi difendere.
La maggior parte delle minacce deriva dalle scoperte tecnologiche che si sono sviluppate nel campo del cyber crime e sono infatti numerosi gli strumenti alla portata di hacker e malintenzionati.
L’applicazione VeriFinger, per esempio, può replicare un’impronta digitale creandone una copia partendo da una semplice foto.
Esistono inoltre dei sistemi in grado di combinare diverse caratteristiche particolarmente comuni nelle impronte digitali per trovare la corrispondenza esatta e sbloccare un dispositivo protetto.
Gli schermi degli smartphone sono infatti molto piccoli e leggono le impronte solo parzialmente rivelandosi vulnerabili e potenzialmente raggirabili.
Infine i programmi per videoconferenze e i dati audio sono un’ottima porta di ingresso per i malware, tra cui spicca DeepLocker, uno dei primi virus capaci di sfruttare i punti deboli dell’Intelligenza Artificiale.
I sistemi basati su dati biometrici nascondo quindi delle fragilità che non bisogna sottovalutare per non temere violazioni.
Come tutelare la privacy?
L’uso massiccio dei dati biometrici e la loro ampia diffusione hanno sollevato grossi dubbi relativi alla privacy e alla sicurezza.
Trattandosi di informazioni strettamente personali e riservate, infatti, è lecito chiedersi se la tutela degli stessi è davvero garantita o se c’è il rischio di subire violazioni, abusi, frodi o ricatti.
Quando si trattano i dati biometrici è fondamentale impegnarsi a rispettare l’individuo e usare ogni mezzo per non ledere la dignità e l’identità della persona fisica.
Per far sì che questo avvenga in un’azienda è una buona soluzione affidarsi a un Data Protection Officer (DPO), ossia una figura prevista dalle norme del GDPR e responsabile della protezione dei dati.
Questo professionista conosce tutte le normative vigenti relative alla privacy e sa quali sono le procedure adatte per rispettarle.
Inoltre si occupa di formare e sensibilizzare i dipendenti sul tema, assicurarsi che le norme e le regole siano rispettate e vigilando costantemente sulla salvaguardia dei dati.
Trattamento dati biometrici – Regolamentazione generale
Il GDPR, ossia il regolamento europeo per il trattamento dei dati personali entrato in vigore nel 2008, stabilisce le modalità con cui si devono gestire i dati biometrici assicurando il massimo livello di sicurezza.
In linea generale l’utilizzo di questi dati è vietato e non è possibile sfruttarli per tornaconto personale, a scopo di lucro o per fini illeciti.
I dati biometrici sono infatti dati sensibili e come tali devono essere tutelati salvaguardando la privacy di privati e aziende.
Ci sono però dei casi straordinari – definiti dal paragrafo 2 dell’art.9 del GDPR – in cui sono previste delle deroghe al divieto.
Queste eccezioni sono:
- Previo consenso dell’interessato
- Per questioni legate al diritto del lavoro, alla sicurezza sociale e alla protezione sociale
- Per tutelare la vita dell’interessato o di un’altra persona fisica
- Se esistono adeguate garanzie e a condizione che i dati personali non siano comunicati a terze parti senza il consenso dell’interessato
- Se i dati personali sono resi pubblici dall’interessato
- Per accertare, esercitare o difendere un diritto di tipo giudiziario
- Per salvaguardare l’interesse pubblico e tutelare i diritti fondamentali
- Se è necessario per affrontare minacce alla sanità pubblica
- Per agevolare l’archiviazione nel pubblico interesse e per favorire la ricerca scientifica o storica
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