
L’esposizione costante al rischio di un attacco informatico impone alle aziende, qualsiasi sia la loro grandezza, di mettere in atto una serie di misure di sicurezza informatica. Trattasi di best practice fondamentali per la protezione di dati, informazioni e dispositivi.
Una buona strategia di difesa deve prendere in considerazione l’attack surface e in particolare l’attack surface reduction. La riduzione della superficie di attacco, infatti, consente di limitare l’estensione dei punti deboli che minano la sicurezza di una rete, attraverso i quali i criminali informatici potrebbero avere accesso a dispositivi e sistemi aziendali.
È fondamentale individuare la superficie di attacco per conoscere i punti di vulnerabilità dell’organizzazione, affinché sia possibile difendere adeguatamente l’intero sistema. L’attack surface è in continuo mutamento: anche per questo le misure di sicurezza devono essere costantemente aggiornate.
Scopriamo cos’è l’attack surface, come gestirla e come ridurre la superficie di attacco in 5 indispensabili step.
Indice dei contenuti
Cos’è una superficie di attacco?
Con il termine attack surface si intendono tutte le possibili vulnerabilità, i metodi e i percorsi che un hacker può sfruttare per accedere alla rete aziendale. Un criminal hacker può impiegare determinati vettori per sferrare un attacco informatico o tentare di accedere a dati sensibili e informazioni riservate.
Gli avanzamenti tecnologici e la scelta di spostare su piattaforme cloud gran parte dei database aziendali hanno aumentato la complessità delle superfici di attacco. Esse, infatti, diventano ogni giorno più grandi e difficili da proteggere.
Tipi di Attack Surface
L’attack surface viene suddivisa, generalmente, in tre categorie: superficie di attacco digitale, fisica e di ingegneria sociale. Scopriamo di cosa si tratta.
Digital attack surface
Con superficie di attacco digitale si intendono le potenziali vulnerabilità di database in cloud oppure dell’infrastruttura on-premise di un’azienda. I criminali informatici, in genere, per sferrare un attacco utilizzano vettori quali:
- errori di configurazione. Protocolli ma anche canali, firewall, porte di rete e punti di accesso wireless non configurati correttamente rappresentano uno dei più comuni punti di ingresso per un criminale informatico. Ad esempio, un attacco man-in-the-middle sfrutta la vulnerabilità dei protocolli di crittografia per intercettare le comunicazioni tra due o più sistemi;
- password vulnerabili. Quando l’utente sceglie una password troppo semplice da ricordare o da decifrare, il rischio che un criminale possa trafugarla e utilizzarla per compromettere l’account è elevato. In questo caso, l’hacker può avere accesso alla rete, installare malware, ransomware e danneggiare l’intera infrastruttura in modo anche irreparabile;
- vulnerabilità del sistema operativo, del firmware o del software. Eventuali errori di codifica o di implementazione dei sistemi operativi (o di software, applicazioni e firmware forniti da provider esterni) possono essere utilizzati dagli hacker per diffondere malware di ogni tipo;
- applicazioni o dispositivi non aggiornati. L’aggiornamento delle applicazioni è fondamentale per ridurre il rischio di attacco. I provider, infatti, rilasciano periodicamente delle patch utili a risolvere ogni eventuale falla. Gli endpoint obsoleti, le applicazioni o i set di dati non aggiornati che non vengono eliminati, rimossi o disinstallati correttamente possono, altresì, rappresentare un punto di accesso che l’hacker potrebbe sfruttare;
- asset esposti a Internet. Qualsiasi applicazione o server web esposto a Internet, potenzialmente, rappresenta un vettore di attacco. Un hacker può introdurre codici dannosi mediante le API (Application Programming Interface) non abbastanza sicure;
- database o directory condivisi. Anche questi strumenti possono trasformarsi in un vettore di attacco, soprattutto quando gli hacker hanno intenzione di infettare e danneggiare più di un dispositivo o tutta la rete aziendale;
- IT ombra. Lo shadow IT include hardware, software o dispositivi che un dipendente dell’azienda utilizza, senza aver avuto l’approvazione del reparto IT dell’azienda. Tali dispositivi, non monitorati dal reparto IT, rappresentano uno dei vettori di attacco più pericolosi poiché non è possibile controllarne l’attività.
Physical Attack Surface
La superficie di attacco fisica include tutti quei dispositivi endpoint con accesso autorizzato. Le informazioni e le risorse possono essere utilizzate esclusivamente attraverso strumenti presenti fisicamente all’interno dell’azienda, quali computer, laptop, server, dispositivi mobili, IoT o hardware operativi.
I principali vettori di attacco in questo caso sono:
- adescamento, detto anche baiting. Durante questo attacco, il criminale informatico adesca un dipendente lasciando dispositivi (quali, ad esempio, le chiavette USB) infetti da malware. Il dispositivo, abbandonato in un luogo pubblico, potrebbe essere raccolto da un utente e inserito in un computer. L’utente, in modo inconsapevole, sarebbe responsabile della diffusione di un malware nel caso in cui l’adescamento dovesse avere successo;
- utenti interni malintenzionati. Un’azienda deve fare affidamento sui propri dipendenti, soprattutto nell’ambito della sicurezza informatica. A volte, però, un dipendente scontento o corrotto può fornire i propri privilegi di accesso a un criminale informatico, per vendicarsi o semplicemente per riscuotere un compenso offerto dal criminale;
- dispositivi rubati. Quando un dispositivo endpoint o un hardware viene fisicamente rubato, il criminale informatico può avere il totale accesso sia ai dati in esso contenuti che ai database cloud e alle risorse di rete ad esso associate. Un utilizzo improprio dei dispositivi aziendali da parte dei dipendenti (dispositivi dimenticati o abbandonati, ad esempio) rappresenta uno degli scenari più pericolosi per l’organizzazione.
Social Engineering Attack Surface
La terza delle superfici di attacco prevede l’impiego delle strategie di ingegneria sociale. Trattasi di una serie di tecniche psicologiche tese a ingannare gli utenti, per convincerli a cedere informazioni riservate, a scaricare software, a cliccare su link malevoli, a inviare denaro o a visitare siti web compromessi. Le tecniche di ingegneria sociale, definite anche “hacking umano”, fanno leva sulle vulnerabilità delle persone e non dei dispositivi.
Un utente impreparato o vulnerabile è esso stesso una superficie di attacco. Il phishing è il più noto e utilizzato dei vettori di attacco di ingegneria sociale. Questo tentativo di truffa mira a convincere l’utente, mediante messaggi vocali o di testo, a effettuare un’azione dannosa.
L’utente tende a cadere nell’inganno in quanto il messaggio di phishing viene progettato con astuzia: spesso gli hacker fingono di essere dipendenti di un’azienda nota e affidabile, oppure addirittura una persona che la vittima conosce personalmente.
Gestire l’attack surface
L’attack surface management, ovvero la gestione della superficie di attacco, prevede l’impiego di una serie di tecnologie e processi, sulla base delle strategie che un hacker potrebbe adottare per sferrare un attacco. L’organizzazione, per proteggere l’attack surface, deve immedesimarsi nell’hacker e acquisirne la vision: solo in questo modo, rilevando e monitorando parallelamente e in modo costante le risorse vulnerabili, è possibile gestire la superficie di attacco.
Le attività e le tecnologie ASM (Attack Surface Management) prevedono, nello specifico:
- rilevamento, monitoraggio e inventario costante degli asset potenzialmente vulnerabili. Le attività di gestione della superficie di attacco prendono il via mediante la realizzazione di un inventario degli asset IT, soprattutto dei dispositivi esposti a Internet, dei dispositivi cloud e on-premise. È fondamentale rilevare gli asset noti ma anche gli IT ombra, le applicazioni o i dispositivi non più utilizzati ma non adeguatamente eliminati (IT orfani) o le risorse installate dagli hacker (malware o IT non autorizzati). Una volta individuati, tutti gli asset in inventario devono essere monitorati in modo costante e in tempo reale affinché sia possibile avere coscienza di eventuali variazioni che potrebbero aumentare l’attack surface;
- valutazione dei rischi. Impiegando le tecnologie ASM è possibile stilare una classifica delle risorse, dalla più vulnerabile alla più sicura. In questo modo, potrà essere definita la priorità di ciascuna risorsa per la risposta alle eventuali minacce o per la risoluzione dei problemi;
- riduzione dell’attack surface e risoluzione problemi. Al termine dell’analisi dell’attack surface e delle attività dei red team, è possibile progettare e realizzare attività utili alla riduzione della superficie di attacco.
Riduzione della superficie di attacco in 5 step
Come abbiamo visto, ridurre l’attack surface è essenziale per diminuire contestualmente la probabilità che un attacco informatico possa avere successo. Una volta individuati tutti gli asset è possibile mettere in pratica determinati comportamenti per ridurre la superficie di attacco. Di seguito le 5 best practice di reduce attack surface.
Scegliere un approccio di sicurezza zero trust
Un approccio fondato sull’esigenza, da parte degli utenti, di dimostrare la propria identità per ottenere l’autorizzazione e la convalida prima di accedere a dispositivi, applicazioni e dati. Validazione continua, accesso con privilegio minimo, microsegmentazione della rete e monitoraggio continuo rappresentano tecniche che fanno parte dell’approccio zero trust.
Utilizzare politiche di autenticazione più stringenti
Per ridurre la superficie di attacco è possibile adottare misure di sicurezza radicali e a lungo termine, implementando ad esempio l’autenticazione a due fattori (2FA) o l’autenticazione a più fattori. Queste tecniche permettono di ridurre le vulnerabilità associate a password inefficaci. Un’altra valida pratica da adottare è il controllo degli accessi fisici in base agli attributi o su ruoli, affinché sia possibile consentire l’accesso ai dati solo agli utenti autorizzati.
Creare protocolli di accesso più efficaci
Nel momento in cui il dipendente cessa di avere rapporti con l’azienda, deve essere rimosso dal sistema e il suo account cancellato. Un protocollo rigido e specifico rispetto ai nuovi utenti e agli utenti non più attivi rappresenta un’altra delle pratiche indispensabili nel settore della sicurezza informatica.
Segmentare la rete
Maggiori saranno i firewall costruiti, maggiori saranno parallelamente le difficoltà che un criminale informatico riscontra nel momento in cui cerca di forzare l’attack surface.
Proteggere i backup
I dati e il codice duplicati rappresentano una sostanziale percentuale dell’attack surface. Scegliendo protocolli di protezione rigorosi sarà possibile mantenere il backup dei dati sempre al sicuro dai tentativi di attacco malevoli.
Vettori di attacco e superfici di attacco sono correlati?
Vettori di attacco e superficie di attacco sono strettamente correlati: i primi rappresentano i metodi che gli hacker utilizzano per accedere, in modo autorizzato, alla rete aziendale. La superficie di attacco, invece, consiste nell’insieme dei punti di confine che l’hacker può sfruttare per avere accesso alla rete.
Con il termine attack surface si intendono le vulnerabilità collettive che i vettori di attacco vanno a creare. Qualsiasi punto che, potenzialmente, può permettere all’hacker di accedere alla rete può essere un vettore di attacco. Anche gli aggiornamenti, le release delle applicazioni e le modifiche ricorrenti possono trasformarsi in nuovi vettori di attacco.
Scopriamo quali sono i vettori di attacco più comuni:
- ingegneria sociale via e-mail, una delle tecniche più impiegate negli ultimi 30 anni;
- attacchi wireless. Molte aziende scelgono di fornire l’accesso wireless agli utenti che impiegano dispositivi mobili oppure computer portatili per svolgere il proprio lavoro. Quando gli amministratori che configurano i sistemi utilizzano una crittografia non sufficiente, o quando vengono impostate delle password non efficaci, l’hacker può eseguire un attacco di dissociazione interrompendo la connessione Wi-Fi, con lo scopo di catturare la riconnessione e conoscere la password crittografata;
- attacchi DDoS al DNS (Domain Name System). Questi vettori di attacco, molto diffusi, vengono impiegati dai criminal hacker per inviare richieste legittime ad alta velocità. Oppure, possono essere utilizzati per eseguire lo spoofing dell’indirizzo IP della vittima, affinché sia possibile inviare un alto numero di richieste di apertura di server DNS. Ciò crea un flusso di risposte DNS verso la vittima: il grande volume di traffico sovraccarica il sistema, rendendolo non più disponibile e impedendo al traffico legittimo di arrivare a destinazione.
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