L’iperconvergenza fa riferimento ad una infrastruttura IT “definita” dal software: server, storage e network convergono sotto forma di software in un unico sistema hardware.
Quando si parla di iperconvergenza, da un punto di vista tecnico, il primo elemento a cui pensare è quindi il software, anche se stiamo parlando di appliance hardware. Paradossale? Niente affatto! È iniziato tutto con le cosiddette infrastrutture IT software-defined, cioè definite dal software anziché dall’hardware come i “vecchi” sistemi discreti. In una infrastruttura iperconvergente, tutti gli elementi dei sistemi convenzionali “definiti dall’hardware” (elaborazione, storage e infrastruttura di rete) sono virtualizzati, quindi diventano software e possono essere gestiti tutti dall’hypervisor in un ambiente federato e condiviso.
L’iperconvergenza ha fatto il suo ingresso nel mercato dell’IT come risposta ad esigenze di flessibilità e scalabilità dei sistemi informativi a costi accessibili e senza complessità di gestione. Prima di capire quali possono essere vantaggi e svantaggi dei sistemi iperconvergenti, analizziamo cosa significa iperconvergenza e come funziona.
Indice dei contenuti
Definizione di iperconvergenza
Secondo quanto riporta Wikipedia, nella sua versione internazionale in inglese che parla di HCI, ossia Hyper-Converged Infrastructure, l’iperconvergenza fa riferimento a una infrastruttura IT definita dal software che virtualizza tutte le risorse “tipiche” di un sistema IT, ossia server, storage e network, che “girano” a livello di software su un hardware di tipo commerciale (server x86), quindi a basso costo.
A differenza di una infrastruttura convergente (dove le risorse vengono implementate fisicamente e quindi a livello di hardware), nei sistemi iperconvergenti sia i componenti SAN – storage area network sia tutte le astrazioni storage sottostanti sono implementate virtualmente nel software (all’interno o tramite l’hypervisor).
In altre parole, quando ci si chiede cos’è l’iperconvergenza la risposta più immediata è una infrastruttura IT “concentrata” in una architettura software ove convergono le risorse di elaborazione/calcolo (server), l’archiviazione dei dati (storage), i sistemi di rete (networking), la virtualizzazione e la gestione.
Come funziona l’iperconvergenza
Come accennato, diversamente dai sistemi convergenti, le infrastrutture iperconvergenti sono caratterizzate dalla convergenza delle operazioni/risorse dei sistemi hardware all’interno di un unico ambiente software (l’hypervisor), da qui il termine e significato di iperconvergenza.
Come funzionano i sistemi iperconvergenti quindi è facilmente intuibile: sfruttano l’intelligenza del software per eseguire tutte le risorse IT su un’unica infrastruttura server e per gestirle in modo rapido e semplificato da un unico punto (la stessa architettura software che definisce le risorse virtualizzate e che diventa il sistema di gestione dell’IT).
Esistono diverse soluzioni sul mercato, è importante per le aziende selezionare e implementare la tecnologia iperconvergente più adatta alle proprie esigenze
Convergenza classica e sistemi iperconvergenti, che differenza c’è?
L’iperconvergenza è un raffinamento che nasce dal concetto di infrastruttura convergente.
Le infrastrutture convergenti sono costituite da componenti che sono progettati od ottimizzati per operare in maniera integrata e hanno una forma di integrazione anche fisica quando si tratta di appliance: in un approccio convergente un fornitore consegna un insieme pre-configurato di hardware e software in un singolo chassis con lo scopo di minimizzare i problemi di compatibilità fra differenti componenti e semplificare la gestione delle infrastrutture stesse.
Diversamente dalla convergenza, come abbiamo avuto modo di esplorare nei paragrafi precedenti, l’iperconvergenza è un’infrastruttura software-defined che separa le operazioni dell’infrastruttura dall’hardware di sistema facendole convergere a livello di “hypervisor” in un singolo blocco.
I sistemi iperconvergenti utilizzano l’intelligence software-defined per abbattere i “silos” di storage ed elaborazione eseguendoli e gestendoli sulla stessa infrastruttura server, in una sorta di infrastruttura unica e “chiavi in mano” in grado di supportare nuove distribuzioni senza dover mettere insieme nuovo hardware ma aumentando le risorse in modo dinamico, quando serve, agendo solo a livello di software ed integrando quindi tutte le risorse virtualizzate. Un approccio che facilita la scalabilità sia in-house sia verso risorse ed ambienti in cloud.
Perché utilizzare l’iperconvergenza
Ciò che maggiormente spinge oggi le aziende ad adottare hyperconverged infrastructure può essere ricondotto, prevalentemente, ad esigenze di flessibilità dei sistemi e semplificazione della loro gestione. Tuttavia, esistono altri importanti driver che spingo all’acquisto dei sistemi iperconvergenti, quali:
- necessità di dotarsi un sistema scalabile, sulla base di variabili esigenze di elaborazione, come un aumento del traffico sul sistema o il lancio di una possibile nuova applicazione;
- risolvere problemi di incompatibilità della propria infrastruttura e complessità legate all’integrazione dei sistemi;
- facilitare il compito di chi si occupa dell’IT e gestisce le infrastrutture (diminuendo i costi di manutenzione);
- preservare l’integrità e la sicurezza dei dati garantendo continuità dei servizi e ottima gestione del disaster recovery;
- rispondere con agilità a mercati sempre più volatili, incerti e veloci con sistemi dinamicamente configurabili.
I vantaggi dei sistemi informativi iperconvergenti
L’iperconvergenza consente di gestire in modo semplice un’infrastruttura complessa, velocizzare i carichi di lavoro virtualizzati ed al contempo ridurre la complessità di gestione delle risorse, migliorando l’efficienza operativa dell’IT con conseguente riduzione dei costi complessivi (in particolare quelli per la manutenzione e la gestione delle infrastrutture).
La gestione centralizzata delle risorse virtuali offre vantaggi che vanno dalla riduzione delle attività più complesse fino alla flessibilità e l’agilità dei sistemi che possono scalare in modo molto rapido.
Volendo quindi riassumere i vantaggi di un sistema iperconvergente, questi quelli più evidenti:
- velocità, l’implementazione dei sistemi è possibile in poco tempo potendo contare su sistemi pre-configurati.
- efficienza, semplice scalabilità verticale con blocchi modulari e sistemi infrastrutturali integrati. Questi notevoli vantaggi in termini di scalabilità portano con sé anche un modello di business basato sul “pay as you grow”, basterà aggiungere un ulteriore blocco che sarà automaticamente letto e reso compatibile con l’infrastruttura iniziale.
- semplicità, nessuno specialista cloud necessario ma solo un’unica piattaforma di gestione tipicamente dotata di interfacce user-friendly.
- riduzione dei costi, utilizzando un’unica e semplice interfaccia di gestione, i tempi di implementazione sono notevolmente ridotti.
- supporto, un’infrastruttura integrata fornita da un singolo vendor evita i “Finger Points” tra vendor.
- affidabilità e sicurezza, rispetto ad un’infrastruttura tradizionale il backup, il recupero dei dati e il disaster recovery risultano più efficienti grazie alla possibilità di reagire velocemente tramite il pannello centrale di amministrazione. La chiave è la sicurezza centralizzata: gli hypervisor offrono protezione dell’apparato e scudi di protezione per le macchine virtuali che aggiungono più livelli di protezione per i componenti di virtualizzazione.
Gli ambiti applicativi dell’Iperconvergenza
Enterprise data management, l’importanza dei sistemi iperconvergenti (soprattutto per le PMI)
Uno degli ambiti applicativi più interessanti che trainano la crescita del mercato e la gestione avanzata dell’iperconvergenza è dato dal Data Management: a guidare il mercato dell’Enterprise Data Management sono generalmente esigenze quali la riduzione del TCO, il costo complessivo della proprietà dei dati, e le sfide che le aziende devono ormai affrontare sul fronte della gestione dei dati quale elemento critico per la business continuity.
Se pensiamo dunque al Data Management come l’insieme degli strumenti fondamentali per assicurare disponibilità, accesso, distribuzione e governo dei dati – lungo tutti i livelli e le infrastrutture tecnologiche aziendali, siano essi nel Data Center dell’organizzazione, siano essi distribuiti in Cloud – è abbastanza intuibile il ruolo (e il valore) delle infrastrutture iperconvergenti in questo quadro.
Se guardiamo infatti i driver che spingono il mercato dei sistemi iperconvergenti, ecco che troviamo:
- riduzione del TCO, delle spese in conto capitale e delle spese operative (anche e soprattutto in progetti di consolidamento dei Data Center),
- migliore e più efficiente gestione dei sistemi a supporto della Data Management,
- agilità di recupero nei casi di emergenza (da leggere come una più efficace gestione di backup, disaster recovery, business continuity… in stretta correlazione con la parte di Enterprise Data Management).
In altre parole, chi sceglie un sistema iperconvergente lo fa perché cerca una migliore efficienza operativa, scalabilità, tempi di implementazione accelerati, gestione semplificata dei sistemi a supporto dei dati e della Data Management.
Il ruolo dell’hyper converged infrastructure nella Data Protection
La protezione dei dati è da sempre un elemento critico delle infrastrutture IT e del Data Center, le aziende spesso devono affrontare non poche complessità e sfide a livello di governance e gestione. Problematiche che con certi tipi di infrastrutture, come l’HCI – Hyper Converged Infrastructure (infrastrutture iperconvergenti), sono state superate integrando Data Protection, Backup e Disaster Recovery direttamente nel sistema in modo nativo.
Alcuni degli elementi chiave delle infrastrutture di iperconvergenza sono le funzionalità di Backup, ripristino e Disaster Recovery, protezione dei dati e deduplicazione dei dati, fino ad arrivare a funzionalità di analisi e monitoraggio che consentono di avere sempre “tutto sotto controllo”.
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