La Data Protection è un’abitudine che ha oggi un’importanza fondamentale per quasi ogni business o azienda e l’enorme quantità di dati che circola ogni giorno ne è la conferma.
I Big Data sono ormai parte integrante della nostra società e il valore che hanno acquisito è paragonabile a quello dell’oro.
Per questo tutelarsi e adottare i giusti sistemi di difesa è indispensabile per lavorare in serenità e garantire la privacy.
Vediamo quindi cos’è la Data Protection e come agire per proteggersi al meglio.
Indice dei contenuti
Cos’è la Data Protection?
La Data Protection è l’insieme delle procedure, delle strategie e degli strumenti finalizzati a proteggere i dati personali e non.
L’intento è salvaguardare la privacy e garantire conformità alle norme sancite dal GDPR.
È oggi importantissima perché viviamo in quella che si può definire un’economia digitale, basata in quasi ogni aspetto su tecnologie di elaborazione digitali e interamente improntata sui dati.
Basti pensare che più della metà della popolazione mondiale accede regolarmente a Internet, generando dati e lasciando una traccia di sé nel web.
I dati circolanti sono quindi incalcolabili, e a ogni email inviata o a ogni sito consultato crescono sempre di più.
Averne il pieno controllo e pressoché impossibile e le informazioni riservate che veicolano possono creare danni economici e di immagine sostanziali se finite nelle mani sbagliate.
Per questo tutelare i dati – che siano personali o legati a una realtà aziendale – deve essere una priorità ed è importante capire come agire per farlo al meglio e lavorare in serenità.
L’importanza dei Big Data
Perché oggi i dati sono così importanti?
I dati, ormai definiti Big Data, servono a fornire informazioni reali e concrete relative ai risultati di business, alle preferenze dei consumatori, all’operato dei competitor, allo stato di macchinari o infrastrutture e molto altro.
Possono quindi offrire una panoramica completa dell’andamento di un’azienda, nonché aiutare a prevedere scenari futuri basandosi sull’analisi dei fatti passati.
In questo modo un business può attuare scelte strategiche consapevoli e adattare ogni suo settore ai feedback ricevuti.
È chiaro, quindi, che i dati sono una risorsa più che preziosa – tanto da essere ormai definiti il nuovo petrolio della nostra epoca – e che possono davvero fare la differenza in quasi ogni ambito.
Tra i principali campi di applicazione spiccano il marketing, la finanza, la pubblica amministrazione, l’industria e la sanità.
Data Protection: cosa dice la legge
Ad aiutare le aziende nella tutela e difesa dei dati, ci sono diverse norme e leggi in materia.
Il riferimento normativo principale è il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati, entrato in vigore il 27 aprile 2016 e meglio noto come GDPR.
Il GDPR si impegna a proteggere le persone fisiche salvaguardando i dati personali e disciplinandone la libera circolazione.
Secondo la legge un dato si può definire personale se riguarda una persona fisica identificata o identificabile e deve sempre essere trattato rispettando i principi di liceità, correttezza e trasparenza.
Deve essere sottoposto a un trattamento automatizzato regolamentato e le finalità devono essere determinate, esplicite e legittime.
La raccolta, l’uso e l’analisi dei dati personali, però, sono consentiti solo se il diretto interessato dà un esplicito consenso e solo se è necessario per eseguire un contratto, adempiere a un obbligo legale, tutelare l’interessato o eseguire un compito di pubblico o legittimo interesse.
Infine non è mai possibile, se non in casi straordinari e previo esplicito consenso, trattare dati relativi alla salute, all’etnia, al credo religioso, alle opinioni politiche o all’orientamento sessuale.
Il ruolo del Data Protection Officer
Il Data Protection Officer, o DPO, è una figura prevista dalle norme del GDPR e obbligatoria in tutti i Paesi dell’Unione Europea a partire dal 2018.
È a tutti gli effetti il responsabile della protezione dei dati e deve avere conoscenze specialistiche riguardanti le normative vigenti e le procedure per rispettarle.
Deve occuparsi quindi della tutela della privacy, ma dimostrarsi anche abile nel settore della sicurezza informatica, padroneggiando le varie tecnologie IT e proponendo le giuste strategie tecniche e organizzative.
Per ricoprire il ruolo non servono particolari titoli di studio e il DPO può essere scelto anche tra il personale interno dell’azienda.
L’importante è sia abile e competente, che sappia lavorare in autonomia e che svolga le proprie mansioni in assenza di conflitti di interesse.
Nello specifico il Data Protection Officer è tenuto a formare e sensibilizzare i dipendenti sul tema della sicurezza e della privacy, cooperare con il Garante, assicurarsi che le norme e le regole siano rispettate e vigilare costantemente sulla salvaguardia dei dati.
Come proteggere i dati con efficacia
Le minacce informatiche e gli attacchi sono oggi in continua crescita e sono poche le aziende a non essere mai finite nel mirino dei malintenzionati.
Non sono solo i grandi nomi a essere a rischio: anche le piccole e medie aziende sono spesso sotto attacco ed è importante adottare i giusti accorgimenti per mantenere il miglior livello di sicurezza possibile.
Con la pandemia di Covid-19, inoltre, abbiamo assistito al boom dello smart working, che ha portato a un ampissimo uso dei device personali e a una conseguente esposizione dei dati in ambienti vulnerabili e non adeguatamente protetti.
Come può, quindi, un business proteggersi con efficacia e garantire il meglio per i propri dati?
La prima cosa da fare è investire sulla formazione e assicurarsi che ogni dipendente, qualunque sia il settore in cui operi, conosca le leggi relative alla privacy e il regolamento interno all’azienda.
Appoggiandosi a un DPO è poi importante assicurarsi che i dipendenti si comportino nella maniera corretta e che le norme siano effettivamente rispettate appieno.
Inoltre è molto utile affidarsi a una società di consulenza esterna esperta in sicurezza informatica e in grado di proporre soluzioni complete e su misura.
Un partner come Syneto, per esempio, offre un servizio di backup istantaneo e automatico di tutti i dati, ripristina una VM o il sistema informatico in pochi minuti e fornisce immunità ai ransomware.
Oltre a consentire l’accesso ai dati da remoto da qualsiasi dispositivo e in qualsiasi momento.
Tutelare i propri dati è quindi possibile, l’importante è non sottovalutare mai le minacce e delineare un piano di difesa completo e funzionale.
Quali sono le principali minacce per i nostri dati?
Negli anni gli hacker si sono adattati all’evoluzione digitale, diventando sempre più sofisticati e servendosi di tecnologie avanzate e all’avanguardia.
Fanno spesso parte di organizzazioni criminali complesse e non è raro che ricevano sussidi economici dai governi nazionali o da aziende importanti.
Gli attacchi informatici sono quindi innumerevoli, frutto di grandi abilità e di profonda preparazione, ed è impossibile elencarli tutti.
Proviamo però ad analizzare i principali:
- Malware: un’applicazione o un software pericoloso con cui danneggiare il sistema informatico della vittima. Serve per esempio per accedere a un dispositivo senza che l’utente ne sia a conoscenza e raccogliere così informazioni, criptare i dati o causare malfunzionamenti.
- Phishing: rientra nella categoria delle frodi informatiche ed è il tentativo di carpire dati sensibili agli utenti. Si attua inviando e-mail costruite ad hoc per sembrare ufficiali, ingannando così gli utenti e spingendoli a fornire informazioni riservate. Fa infatti leva sull’ingenuità e la fiducia delle persone, sfruttando tecniche di social engineering.
- Brute Force: una tecnica, basata su un algoritmo, utilizzata per individuare una password.
Permette di provare tutte le possibili combinazioni di lettere, numeri e caratteri speciali esistenti, per arrivare a trovare quella corretta. L’esito dipende dalla complessità e lunghezza della password, dalla potenza degli strumenti utilizzati e dall’abilità di chi compie l’operazione. - Man in the Middle: l’intrusione dell’hacker all’interno di una transazione online tra due parti, come una chat tra amici, un’azione di home banking o uno scambio di email di lavoro. I punti di ingresso sono due: i dispositivi o una rete resi vulnerabili da un malware e le reti WiFi non protette. Durante l’attacco l’utente è ignaro di essere sotto osservazione e non si rende conto di condividere i propri dati con altre persone.
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